Obbrobri
Quello che la politica non vi racconta. Pasticciacci, ruberie e strategie.
8 gen 2017
Le mille vite del «re dei peones» Domenico Scilipoti
Se uno vale uno, quanto vale Scilipoti? Il senatore di Forza Italia Domenico Scilipoti è stato nominato vicepresidente della commissione Scienze, Tecnologia e Sicurezza della Nato. Dovrà pure occuparsi di Ucraina. Proprio lui, Mimmo Scilipoti, il «re dei peones» (come recita una sua biografia), il ginecologo che definì l’omosessualità una patologia, «atti animaleschi» che possono portare all’«estinzione della razza umana».
Scilipoti e la Nato! La notizia ha fatto scalpore. Su Scilipoti esiste un’aneddotica stramba da far invidia ai grandi capolavori del Surrealismo. Un politico che ha combattuto contro scie chimiche e signoraggio bancario, con consulenti del calibro di Alfonso Luigi Marra e Sara Tommasi. Un politico che con il sodale ed ex dipietrista Antonio Razzi voleva rappresentare l’Italia nel mondo.
Un bel giorno, Mimmo si è fatto aggiungere il cognome del padre, Isgrò, quasi per uscire dalla corte dei miracoli dei peones e proporsi come aspirante statista. È fin troppo facile ora cedere allo sghignazzo, usare Scilipoti Isgrò come sinonimo di «traditore» (nel 2010 salvò il governo Berlusconi cambiando casacca), prendersela con uno cui in Parlamento urlavano «Munnizza, munnizza» («Ma io sono una risorsa per il governo», ribatteva l’interessato).
Vero, è facile, ma è anche vero, come ci ricorda il saggio, che le marionette bramano di trasformarsi in impiccati. Visto che le corde sono già lì, bell’e pronte.
Fonte: corriere.it
Cgil, mail interna ai dirigenti:«Minimizzare sui voucher»
Una «nota alle strutture» della segreteria nazionale Cgil a tutti i dirigenti delle categorie, nazionali e regionali su come affrontare mediaticamente il tema dei voucher. Dopo il caso dei pensionati dell’Emilia-Romagna, Tania Scacchetti e Nino Baseotto, membri della segreteria nazionale, hanno inviato una email informativa. «Meglio sarebbe stato — vi si ammette — usare maggiore attenzione sulla questione, specie una volta avviata la nostra campagna di raccolta firme (per il referendum abrogativo del Jobs act, ndr). Tuttavia, anche nella relazione con la stampa locale, il fenomeno va circoscritto a quello che è, un utilizzo per limitate attività meramente occasionali svolte da soli pensionati». E poi si spiega: «La Cgil non nega l’esigenza di uno strumento che possa rispondere al lavoro occasionale; nega che questo strumento siano i voucher come li conosciamo oggi». L’auspicio finale è che «questi possano essere i contenuti che saranno diffusi ad attivisti e delegati oltre che alla stampa locale interpellati sulla questione».
«Scelta di tutta la segreteria nazionale»
La «nota alle strutture», secondo quanto spiegato da Scacchetti a ilfattoquotidiano.it, «era un invito a tutti i nostri rappresentanti ad utilizzare la testa nella comunicazione pubblica, per evitare eventuali tensioni su una vicenda che, seppure non porterà ad alcun provvedimento interno, deve farci riflettere». E si tratta, comunque, «di una scelta condivisa da tutta la segreteria nazionale». Non è escluso che nei prossimi giorni sulla questione possa intervenire, questa volta rivolgendosi alla stampa e quindi al mondo esterno al sindacato, anche la segretaria Susanna Camusso.
Nel 2016 crescita del 32%
Nel 2016 l’utilizzo dei voucher, i buoni destinati al lavoro accessorio (ecco a cosa servono e chi li usa), è cresciuto del 32,3%, stando ai dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps relativi al periodo gennaio-ottobre confrontati con i primi 10 mesi del 2015. Nei primi dieci mesi del 2015 la crescita dell’utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 67,6%. Lo strumento continua a dividere il mondo del lavoro, tanto che uno dei tre referendum (sulla ui ammissibilità la Corte costituzionale si pronuncerà l’11 gennaio) chiesti dalla Cgil riguarda proprio l’abolizione del sistema dei voucher (gli altri due sono sul ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e sulle responsabilità in solido di appaltatore e appaltante). Anche sul «peso» dello strumento l’opinione pubblica è divisa: «È del tutto condivisibile — ha scritto Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi (www.amicimarcobiagi.com) — la rilevazione della Cgia di Mestre sul monte ore di lavoro remunerato con i voucher per cui, rappresentando solo lo 0,3% del totale, non costituisce un mercato del lavoro parallelo. Anzi, i bassi indici rilevati in Sicilia, Calabria e Campania descrivono un sommerso resistente anche a questa opportunità di emersione».
Fonte: corriere.it
L’imbarazzante caso dei pensionati Cgil che usano i «maledetti» voucher
Con i suoi 640 mila pensionati iscritti, 6 mila attivisti e 300 leghe sparse sul territorio lo Spi-Cgil dell’Emilia-Romagna rappresenta il cuore del sindacalismo rosso e sicuramente una delle maggiori organizzazioni sociali dell’intera Europa. Da ieri i suoi dirigenti sono nell’occhio del ciclone perché, come ha scritto il Corriere di Bologna, utilizzano per il lavoro occasionale i famigerati voucher. Quelli che la Cgil vuole abolire chiamando al voto tutti gli italiani e sempre quelli che Susanna Camusso ha paragonato ai pizzini mafiosi. Il caso riguarda 50 persone che prestano servizio presso le sedi del sindacato meno di tre giorni a settimana e vengono retribuiti con i ticket del lavoro. Il segretario regionale dello Spi-Cgil, Bruno Pizzica, ieri ha spiegato che non si tratta di «occasionali» ma di pensionati attivisti dell’organizzazione che non si sarebbero potuti pagare in nessun altro modo. «Siamo per l’abolizione dei voucher, non dissentiamo dalla Cgil ma non potevano certo ricorrere a prestazioni in nero. E abbiamo usato l’unico strumento per non farlo». Ma proprio sostenendo che sono un rimedio contro il sommerso Pizzica finisce per avvalorare la posizione del governo Gentiloni che vuole riscrivere le norme per contrastare gli abusi ma intende confermare i voucher in funzione anti-evasione. Nel merito poi dei possibili emendamenti alla legge uno dei consulenti di Palazzo Chigi, Marco Leonardi, ha elencato in questi giorni sulla sua pagina Facebook almeno sette possibili soluzioni.
Campagne d’opinione e lo «sporcarsi le mani»
La vicenda rappresenta sicuramente un micidiale contropiede per la Cgil a pochi giorni dal verdetto della Consulta sull’ammissibilità dei tre referendum, di cui uno riguarda esplicitamente i ticket del lavoro. Esaurite però le polemiche il tema che emerge sullo sfondo è quello degli orientamenti di fondo del sindacato italiano. Da una parte c’è la tendenza a vivere di grandi campagne d’opinione, spalmate sul territorio e assistite da una continuità organizzativa esemplare; dall’altra la necessità in una fase contraddittoria come l’attuale di «sporcarsi le mani», di spendere la forza degli iscritti per negoziare soluzioni magari imperfette ma che in qualche maniera cercano di governare i profondi cambiamenti dell’economia e del lavoro. La scelta della Cgil finora è stata legata al primo modello e non è un caso che dalle campagne si sia passati alla raccolta delle firme per i referendum, in virtù di una sorta di radicata sfiducia sulle possibilità di ottenere risultati per altra via. Ma il rischio che il sindacalismo italiano corre adottando questa strategia è di confondersi con il grillismo, di trasformare la (legittima) protesta e il disagio sociale in rancore. Salvo poi incappare in clamorose contraddizioni quando, come nel caso dello Spi-Cgil, il sindacato è esso stesso datore di lavoro e si deve comportare con pragmatismo.
Contrattare il contrattabile
Non tutto il sindacato è però incamminato su questa strada. La Cisl, pur tra mille cautele, ha scelto la via di continuare a contrattare il contrattabile e ha avuto ragione a scommettere sul tramonto della rottamazione sindacale. Proprio ieri Tommaso Nannicini, indicato come l’estensore del prossimo programma del Pd, in un’intervista concessa alla Stampa ha indicato come obiettivo quello di re-intermediare investendo «nell’associazionismo, nei circoli, sulla rete e nel confronto con i corpi intermedi». Un secco dietrofront rispetto al primo renzismo. Accanto alla Cisl anche un altro spezzone del sindacalismo italiano, nientemeno che le tre sigle dei metalmeccanici Fiom-Fim-Uilm, ha di recente scelto di «sporcarsi le mani» firmando con la Federmeccanica un contratto che per affrontare insieme le sfide di Industria 4.0 e della valorizzazione del capitale umano individua nuove soluzioni e sceglie di affrontarle assieme. Un antidoto se non al populismo quantomeno al rancore.
Fonte: corriere.it
Il termine scandalo deriva dal greco skàndalon, che significa ostacolo, inciampo. Il significato più antico del termine rinvia ad azioni o discorsi che danno cattivo esempio.
Nell'accezione corrente uno scandalo è l'effetto di un'azione che, una volta divenuta di pubblico dominio, causa un turbamento della sensibilità morale pubblica, prevalentemente in materia di sesso, denaro ed esercizio del potere. Il turbamento deriva in genere, più che dall'infrazione di singole norme, dal fatto che le azioni considerate "scandalose" sono caratterizzate da una commistione impropria delle categorie citate, che tale commistione è stata resa pubblica e/o che le azioni "scandalose" hanno com protagonisti personaggi pubblici.
I motivi di scandalo variano quindi in funzione delle epoche, delle culture e delle classi sociali in cui tali comportamenti vengono messi in atto e resi noti. Essendo la notizia pubblica di un fatto il motore principale dello scandalo, nella società moderna essi vengono frequentemente amplificati - e spesso costruiti - dai media, che promuovono a scandalo (cioè a questione etica di interesse generale) pettegolezzi sulla sfera privata (familiare, affettiva, sessuale) di persone note.
Gli ambiti in cui possono avvenire gli scandali sono i più vari, in ambito politico-finanziario possono riguardare episodi di corruzione e abuso di potere; in ambito privato possono riguardare l'infedeltà coniugale, la sessualità o l'omosessualità delle persone coinvolte, l'abuso fisico a danni di soggetti deboli (es. la pedofilia); in ambito sportivo è spesso motivo di scandalo una condotta sleale (ad esempio, casi di corruzione e doping).
Concernendo azioni "discutibili", molto spesso gli scandali hanno conseguenze politiche e giudiziarie. Ancor più spesso vengono strumentalizzati a scopo politico o economico.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. Ogni opinione espressa nei commenti in calce agli articoli è unicamente quella del suo autore, identificato tramite nickname e/o IP e di cui si assume ogni responsabilità civile, penale e amministrativa derivante dalla pubblicazione del materiale inviato. L’utente, inviando un commento, dichiara e garantisce di tenere il presente blog ed il suo gestore manlevato ed indenne da ogni eventuale effetto pregiudizievole e/o azione che dovesse essere promossa da terzi con riferimento al materiale divulgato e/o pubblicato.